giovedì 12 gennaio 2012

OMSA, LA DELOCALIZZAZIONE IN SERBIA METTE A REPENTAGLIO QUALITA' E CREDIBILITA'

Pubblico qui di seguito un'intervista che ho rilasciato al giornale online Ravenna e Dintorni (http://www.ravennaedintorni.it/) sulla vicenda Omsa.  

Domanda. E' partito un progetto popolare di boicottaggio dei prodotti Omsa e alcune catene come coop Adriatica sostengono che sarebbe possibile escludere dagli scaffali questi prodotti se arrivasse un segnale in questa direzione dalle istituzioni. Crede che questo segnale sarebbe opportuno o non è possibile perché va contro al libero mercato?


Risposta. Ogni consumatore, ogni cittadino, è libero di comprare o meno i prodotti di una determinata azienda, ovviamente. Il compito delle istituzioni è però ben altro: non quello di dare consigli per gli acquisti in un senso o nell’altro, ma quello di rilanciare le imprese, il lavoro e l’industrializzazione. Ricordo tra l’altro che oggi in Italia il gruppo Golden Lady ha oltre 2000 lavoratori.
Noi crediamo fortemente nel Made in Emilia-Romagna, che è una parte fondamentale del Made in Italy.
Un conto è progettare, sviluppare e produrre in Italia, un altro conto é farlo in Serbia. Ne va della qualità e della affidabilità del prodotto.
Quando questo avviene con un marchio storico come Omsa, non posso non rilevare che la proprietà mette a repentaglio la stessa credibilità verso i consumatori ed i clienti, e penso anche le prospettive per la stessa impresa, quindi è un errore.
Domanda. Che provvedimenti sta pianificando la Regione per penalizzare le aziende che chiudono le sedi sul territorio? E' possibile agire a livello generale o serve agire su qualche caso esemplare da cui partire per lanciare un messaggio? L'Omsa potrebbe essere questo esempio da cui iniziare?

Risposta. I provvedimenti legislativi sono necessariamente generali, e non possono riguardare un caso piuttosto che un altro (del resto, non abbiamo certo il potere di applicare sanzioni). Stiamo lavorando a un progetto di legge per valorizzare le imprese che sono e restano in Emilia-Romagna, offrendo lavoro sicuro, stabile e di qualità. Per noi appetibilità e attrattività di un territorio sono fondamentali, e il nostro lavoro, con tutti i mezzi e le risorse a disposizione, vuole rendere più facile fare impresa da noi. Quindi già oggi, sotto tanti aspetti, “premiamo i migliori”.
Come ho avuto modo di dire anche di recente, ritengo che ci debbano essere nuovi accordi e patti di lealtà tra imprese e lavoro, anche con un periodo di necessaria permanenza in Emilia-Romagna (di durata da valutare, ipotizziamo circa 5 anni) per imprese che hanno ricevuto finanziamenti, sostegno, incentivi dalla Regione Emilia-Romagna. E’ ragionevole ipotizzare un progetto di legge in base al quale chi se ne va prima di quella scadenza, impoverendo il territorio e sottraendo posti di lavoro, debba restituire quanto percepito.
Valuteremo le modalità concrete per attuare un progetto di questo tipo, confermando ed anzi rilanciando le tante iniziative oggi in campo per dare una mano agli imprenditori che nonostante le difficoltà continuano oggi ad offrire opportunità di lavoro e sviluppo a questo territorio.

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