venerdì 8 marzo 2013

Un 8 marzo di lutto in ricordo delle dipendenti della Regione Umbria

Oggi è l’8 marzo, festa della donna.

Una “festa” carica di significati e che comporta una profonda riflessione. Si festeggia ormai da un secolo, ed è cambiato tanto in questi 100 anni per la condizione femminile.
Tanti passi in avanti sono stati fatti, è indiscutibile. Restano però emergenze non risolte, a partire dalla violenza, spesso famigliare, di cui la donna è vittima, non di rado tra le mura domestiche, a volte alla presenza dei figli. I numeri sono drammatici, e l’impegno istituzionale è fondamentale, insieme a quello del mondo della scuola e dell’educazione, ed ovviamente delle forze dell’ordine, per dare sicurezza alle donne, ed impedire che disagi e tensioni in famiglia sfocino in episodi violenti. L’altra grande emergenza è quella occupazionale: precarietà ed incertezza colpiscono con ancora più forza donne e giovani. Per questo, voglio dedicare il mio pensiero dell’8 marzo alle due dipendenti della Regione Umbria, che due giorni fa, il 6 marzo, sono state uccise dalla follia e dalla violenza di un uomo che non aveva in realtà né pratiche né richieste in sospeso, ma covava evidentemente un risentimento malato ed aveva preso troppo sul serio la caccia al dipendente pubblico che troppi, in questi mesi, stanno alimentando. Anche quest’anno c’è molto da riflettere. 

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