“I cambiamenti climatici possono essere affrontati solo mettendo in campo strategie globali e coordinate su una scala la più vasta possibile. Non è un processo facile, le difficoltà sono tante, ma questo non deve naturalmente impedirci di continuare con determinazione in questa direzione. Ognuno deve fare la propria parte”. E l’Emilia Romagna è in prima linea, come conferma ad Energie Sensibili il Presidente Vasco Errani.
Governatore, quali azioni ha messo in campo la sua Regione?
Nel nostro Piano energetico figura una chiara scelta a favore delle energie rinnovabili e non di origine fossile e si prevedono investimenti forti in questa direzione. Vorrei solo ricordare l’ultimo bando da 13 milioni di euro con cui abbiamo finanziato oltre 200 interventi di rimozione dell’amianto e di installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti delle piccole e medie imprese emiliano-romagnole. Bisogna ragionare sul medio-lungo periodo, ma nell’immediato credo non si debba abbassare la guardia sulla gestione del territorio. Una corretta manutenzione può essere importantissima per prevenire gli effetti più drammatici che il cambiamento climatico comporta: forti precipitazioni, dissesti idrogeologici, frane, smottamenti. Purtroppo la cultura della prevenzione manca nel nostro Paese, così come mancano da sempre le risorse.
A proposito di prevenzione, ridurre le polveri sottili è un’azione concreta in questo senso. In Emilia Romagna le avete ridotte del 25% in 10 anni nei comuni con più di 50mila abitanti.
Si tratta di un risultato che abbiamo raggiunto grazie a misure coordinate e continuate nel tempo, realizzate in collaborazione con le Province e i Comuni. I nostri Accordi per la qualità dell’aria sono partiti nel 2001 per promuovere nelle nostre città forme di mobilità più sostenibili. Da un lato abbiamo previsto, nel corso dei mesi invernali, misure di limitazione della circolazione, dall’altro abbiamo avviato interventi strutturali e stanziato risorse per incidere sul medio periodo. Per fare solo qualche esempio, in 10 anni abbiamo aumentato le aree pedonali del 33%; le piste ciclabili sono passate dai 405 km del 2000 agli oltre 1.150 del 2010; sono stati riconvertiti a GPL/Metano oltre 23 mila veicoli; sono stati acquistati oltre nuovi 1.500 autobus a ridotto impatto ambientale; è stato rinnovato e potenziato il materiabile rotabile ferroviario per il trasporto passeggeri. Siamo però consapevoli che anche questo approccio da solo non è sufficiente se limitato a un solo territorio. Occorre un Piano nazionale contro l’inquinamento urbano. Recentemente il ministro dell’ambiente Clini ha annunciato un Piano per il bacino padano, riconoscendo dunque la peculiarità di quest’area, che per caratteristiche morfologiche e la forte antropizzazione è particolarmente esposta all’inquinamento, prevedendo 40 milioni di euro, di cui 9 dovrebbero arrivare in Emilia-Romagna. È una novità importante, specialmente in questi tempi di forte difficoltà per la finanza locale e di tagli ai bilanci regionali.
Quali provvedimenti ha adottato per l'efficientamento energetico degli edifici?
La Regione Emilia-Romagna ha una propria disciplina in vigore dal 1° luglio 2008, che prevede requisiti minimi di prestazione energetica per gli edifici di nuova costruzione e per gli interventi di ristrutturazione parziale, e dà avvio al sistema di certificazione energetica degli edifici. Dal 2011 è previsto l’obbligo di indicare negli annunci di compravendita l’indice di prestazione energetica dell’unità immobiliare e la classe energetica. È anche prevista, per le nuove costruzioni, una dotazione minima di potenza elettrica prodotta da fonti rinnovabili, pari ad 1 kW per unità immobiliare, e che almeno il 35% dell’energia termica per riscaldamento, raffrescamento e di acqua calda sanitaria sia prodotta da fonti energetiche rinnovabili, limite che aumenterà fino al 50% a partire dal 1° gennaio del 2015.
Sul fronte degli incentivi, nel corso del 2011 sono stati avviati i programmi di qualificazione energetica degli Enti locali che prevedono la realizzazione di vari interventi per la riduzione dei consumi energetici e il miglioramento dell’efficienza energetica, ai quali la Regione ha contribuito con circa 26 milioni di euro di cofinanziamento.
Un impegno serio, che se associato all’installazione di impianti di energie rinnovabili, fa senza dubbio dell’Emilia Romagna una regione “green”.
Gli impianti fotovoltaici installati attualmente sono oltre 31 mila, pari a una potenza di 1.268 MW fotovoltaici. È dunque già stato superato l’obiettivo, fissato al 2013 dal Piano energetico regionale, di 850 MW. Ancora il Piano energetico pone al 2020 l’obiettivo per il fotovoltaico di una produzione a livello regionale di 2.500 MW. Considerando le varie fonti rinnovabili (fotovoltaico, solare termico, eolico, biomasse, geotermia, idroelettrico, ecc.) la produzione complessiva di energia pulita in Emilia-Romagna si aggira attualmente sui 2 mila MW. Gli obiettivi al 2013 oscillano tra i 2.186 e i 2.765 MW ( considerando un’incidenza percentuale sul totale oscillante rispettivamente tra il 17 e il 20 %); al 2020 tra i 6.550 e i 7.960 MW. Per raggiungere questi obiettivi, il Piano stima un taglio annuale dei consumi pari a 471 KTEP/anno (il 47% nel residenziale, il 23% nel terziario, il 20% nell’industria, il 10% nei trasporti) al 2013 e a 1.570 KTEP/anno al 2020. Gli stanziamenti previsti dal PER 2011-2013 ammontano a 139,5 milioni di euro.
Risultati importanti che però, se non coniugati con un’adeguata educazione ambientale, forse da soli non bastano.
E infatti il Piano attuativo del Piano Energetico Regionale 2011-2013, approvato nel luglio scorso, dedica l’Asse 7 al sostegno delle attività finalizzate alla diffusione di una nuova cultura dell’uso razionale dell’energie e di sviluppo delle fonti rinnovabili, per fare crescere buone pratiche e una maggiore consapevolezza nella cittadinanza. Sono previsti anche interventi nelle scuole e nelle università per promuovere il raggiungimento degli obiettivi della politica energetica regionale. Nel corso del 2011 è stato avviato il progetto “Educazione all’energia sostenibile” con la collaborazione delle Amministrazioni provinciali, mentre da anni la Regione - attraverso il progetto Infea - lavora con le scuole proprio per promuovere progetti in campo ambientale, tra cui naturalmente anche per il risparmio energetico.
E questo ha contribuito a suo avviso ad accrescere la sensibilità ambientale dei cittadini?
Ritengo che abbiano dimostrato ormai da tempo una diffusa attenzione ai temi ambientali. Lo dimostrano ad esempio i risultati sul fronte della raccolta differenziata, risultati che non si sarebbe potuto raggiungere senza la collaborazione concreta e quotidiana di tutti. Oggi siamo su un dato medio regionale di oltre il 50%, con molti comuni già stabilmente al di sopra del 65% e punte in alcuni casi addirittura dell’80%. Sicuramente tra i compiti di un’amministrazione vi è anche quello di sensibilizzare i cittadini su questi temi, promuovendo comportamenti virtuosi. I nostri Accordi per la qualità dell’aria, al di là dell’effetto concreto sulla concentrazione di polveri sottili, hanno certamente contribuito a diffondere anche una maggiore consapevolezza in questa direzione.
Governatore, quali azioni ha messo in campo la sua Regione?
Nel nostro Piano energetico figura una chiara scelta a favore delle energie rinnovabili e non di origine fossile e si prevedono investimenti forti in questa direzione. Vorrei solo ricordare l’ultimo bando da 13 milioni di euro con cui abbiamo finanziato oltre 200 interventi di rimozione dell’amianto e di installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti delle piccole e medie imprese emiliano-romagnole. Bisogna ragionare sul medio-lungo periodo, ma nell’immediato credo non si debba abbassare la guardia sulla gestione del territorio. Una corretta manutenzione può essere importantissima per prevenire gli effetti più drammatici che il cambiamento climatico comporta: forti precipitazioni, dissesti idrogeologici, frane, smottamenti. Purtroppo la cultura della prevenzione manca nel nostro Paese, così come mancano da sempre le risorse.
A proposito di prevenzione, ridurre le polveri sottili è un’azione concreta in questo senso. In Emilia Romagna le avete ridotte del 25% in 10 anni nei comuni con più di 50mila abitanti.
Si tratta di un risultato che abbiamo raggiunto grazie a misure coordinate e continuate nel tempo, realizzate in collaborazione con le Province e i Comuni. I nostri Accordi per la qualità dell’aria sono partiti nel 2001 per promuovere nelle nostre città forme di mobilità più sostenibili. Da un lato abbiamo previsto, nel corso dei mesi invernali, misure di limitazione della circolazione, dall’altro abbiamo avviato interventi strutturali e stanziato risorse per incidere sul medio periodo. Per fare solo qualche esempio, in 10 anni abbiamo aumentato le aree pedonali del 33%; le piste ciclabili sono passate dai 405 km del 2000 agli oltre 1.150 del 2010; sono stati riconvertiti a GPL/Metano oltre 23 mila veicoli; sono stati acquistati oltre nuovi 1.500 autobus a ridotto impatto ambientale; è stato rinnovato e potenziato il materiabile rotabile ferroviario per il trasporto passeggeri. Siamo però consapevoli che anche questo approccio da solo non è sufficiente se limitato a un solo territorio. Occorre un Piano nazionale contro l’inquinamento urbano. Recentemente il ministro dell’ambiente Clini ha annunciato un Piano per il bacino padano, riconoscendo dunque la peculiarità di quest’area, che per caratteristiche morfologiche e la forte antropizzazione è particolarmente esposta all’inquinamento, prevedendo 40 milioni di euro, di cui 9 dovrebbero arrivare in Emilia-Romagna. È una novità importante, specialmente in questi tempi di forte difficoltà per la finanza locale e di tagli ai bilanci regionali.
Quali provvedimenti ha adottato per l'efficientamento energetico degli edifici?
La Regione Emilia-Romagna ha una propria disciplina in vigore dal 1° luglio 2008, che prevede requisiti minimi di prestazione energetica per gli edifici di nuova costruzione e per gli interventi di ristrutturazione parziale, e dà avvio al sistema di certificazione energetica degli edifici. Dal 2011 è previsto l’obbligo di indicare negli annunci di compravendita l’indice di prestazione energetica dell’unità immobiliare e la classe energetica. È anche prevista, per le nuove costruzioni, una dotazione minima di potenza elettrica prodotta da fonti rinnovabili, pari ad 1 kW per unità immobiliare, e che almeno il 35% dell’energia termica per riscaldamento, raffrescamento e di acqua calda sanitaria sia prodotta da fonti energetiche rinnovabili, limite che aumenterà fino al 50% a partire dal 1° gennaio del 2015.
Sul fronte degli incentivi, nel corso del 2011 sono stati avviati i programmi di qualificazione energetica degli Enti locali che prevedono la realizzazione di vari interventi per la riduzione dei consumi energetici e il miglioramento dell’efficienza energetica, ai quali la Regione ha contribuito con circa 26 milioni di euro di cofinanziamento.
Un impegno serio, che se associato all’installazione di impianti di energie rinnovabili, fa senza dubbio dell’Emilia Romagna una regione “green”.
Gli impianti fotovoltaici installati attualmente sono oltre 31 mila, pari a una potenza di 1.268 MW fotovoltaici. È dunque già stato superato l’obiettivo, fissato al 2013 dal Piano energetico regionale, di 850 MW. Ancora il Piano energetico pone al 2020 l’obiettivo per il fotovoltaico di una produzione a livello regionale di 2.500 MW. Considerando le varie fonti rinnovabili (fotovoltaico, solare termico, eolico, biomasse, geotermia, idroelettrico, ecc.) la produzione complessiva di energia pulita in Emilia-Romagna si aggira attualmente sui 2 mila MW. Gli obiettivi al 2013 oscillano tra i 2.186 e i 2.765 MW ( considerando un’incidenza percentuale sul totale oscillante rispettivamente tra il 17 e il 20 %); al 2020 tra i 6.550 e i 7.960 MW. Per raggiungere questi obiettivi, il Piano stima un taglio annuale dei consumi pari a 471 KTEP/anno (il 47% nel residenziale, il 23% nel terziario, il 20% nell’industria, il 10% nei trasporti) al 2013 e a 1.570 KTEP/anno al 2020. Gli stanziamenti previsti dal PER 2011-2013 ammontano a 139,5 milioni di euro.
Risultati importanti che però, se non coniugati con un’adeguata educazione ambientale, forse da soli non bastano.
E infatti il Piano attuativo del Piano Energetico Regionale 2011-2013, approvato nel luglio scorso, dedica l’Asse 7 al sostegno delle attività finalizzate alla diffusione di una nuova cultura dell’uso razionale dell’energie e di sviluppo delle fonti rinnovabili, per fare crescere buone pratiche e una maggiore consapevolezza nella cittadinanza. Sono previsti anche interventi nelle scuole e nelle università per promuovere il raggiungimento degli obiettivi della politica energetica regionale. Nel corso del 2011 è stato avviato il progetto “Educazione all’energia sostenibile” con la collaborazione delle Amministrazioni provinciali, mentre da anni la Regione - attraverso il progetto Infea - lavora con le scuole proprio per promuovere progetti in campo ambientale, tra cui naturalmente anche per il risparmio energetico.
E questo ha contribuito a suo avviso ad accrescere la sensibilità ambientale dei cittadini?
Ritengo che abbiano dimostrato ormai da tempo una diffusa attenzione ai temi ambientali. Lo dimostrano ad esempio i risultati sul fronte della raccolta differenziata, risultati che non si sarebbe potuto raggiungere senza la collaborazione concreta e quotidiana di tutti. Oggi siamo su un dato medio regionale di oltre il 50%, con molti comuni già stabilmente al di sopra del 65% e punte in alcuni casi addirittura dell’80%. Sicuramente tra i compiti di un’amministrazione vi è anche quello di sensibilizzare i cittadini su questi temi, promuovendo comportamenti virtuosi. I nostri Accordi per la qualità dell’aria, al di là dell’effetto concreto sulla concentrazione di polveri sottili, hanno certamente contribuito a diffondere anche una maggiore consapevolezza in questa direzione.
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