Qui di seguito, pubblico un articolo de La Gazzetta di Modena, che ha sintetizzato un convegno sulla ricostruzione tenuto a San Felice.
SAN FELICE Una ricostruzione basata sull’attenzione alla sicurezza, innovazione tecnologica, ecosostenibilità e uso di energie alternative. Sono questi gli elementi con cui San Felice vuole riguadagnare nuova linfa. Alcuni progetti sono già in atto, come il recupero delle scuole medie e l’ampliamento delle elementari, altri si andranno via via sviluppando. Le linee guida prioritarie riguardano il recupero delle opere pubbliche e del patrimonio storico-artistico del paese (complessivamente i danni riportati ammontano a circa 55 milioni di euro), la salvaguardia del territorio rurale (il 60% degli edifici soggetti a tutela presenti nel comune ha avuto classificazione E) e una studiata riprogettazione del centro storico, il cui patrimonio edilizio, come conferma l’ingegnere Daniele Castellazzi, è stato fortemente lesionato. Altri imperativi categorici riguardano la ricostruzione della torre dell’orologio, il recupero del teatro comunale ma anche quello della rocca estense, «affinché il terremoto non cancelli la nostra identità». Sebbene il Piano di ricostruzione abbia solo la facoltà di modificare gli strumenti urbanistici vigenti e non quella di sostituirli integralmente, i primi passi per cercare di definire nuovi assetti morfologici e per aggiornare le componenti alla luce dell’evento sismico sono già stati compiuti. A partire dal 26 giugno, quando è stata approvata la perimetrazione delle unità minime di intervento. Se ne è parlato ieri, al convegno “Progettiamo il Piano della Ricostruzione: La casa del tuo futuro”, presso l’auditorium.Lo stesso sindaco Alberto Silvestri ammette però che la soluzione ai problemi non è dietro l’angolo, soprattutto per quanto riguarda il centro: «La piazza sarà difficilmente accessibile ancora per qualche anno – spiega – Ma si tratta di un prezzo che siamo disposti a pagare, a condizione che si ricostruisca meglio di prima e con un occhio rivolto verso il futuro». «Terminata la fase di emergenza abbiamo ritrovato la lucidità necessaria per progettare la San Felice che verrà – prosegue Marco Savoia, direttore scientifico di Siae – Siamo di fronte ad una sfida rivoluzionaria ma allo stesso tempo stimolante: l’applicazione di tecnologie innovative a strutture già preesistenti. Compito non facile, considerando tutti i vincoli da rispettare, ma non impossibile». Tocca poi all’architetto Carla Ferrari spiegare come tramite il piano di ricostruzione il duplice obiettivo sia da un lato quello di garantire sicurezza ed efficientamento energetico, dall’altro il recupero e la valorizzazione dei beni culturali e dell’area produttiva. Della necessità di aprire una porta al rinnovabile ed alla costruzione di “edifici ad energia quasi zero” parla anche Danilo Colletti, esperto della fondazione ClimAbita, ente che svolge un’importante attività di certificazione. «La ricostruzione è diventata anche oggetto di dibattito culturale – conclude l’assessore regionale Muzzarelli – Siamo alla definizione dei particolari, l’emergenza ormai è passata e per questo credo nella necessità di un cambiamento: non serve più continuare a mettere cerotti se non si cerca di sposare i criteri di sostenibilità ambientale e risparmio energetico. Solo una volta realizzate strutture efficienti ed innovative si potrà affermare di avere definitivamente voltato pagina».
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