lunedì 5 settembre 2011
Crisi e dintorni
CRISI E DINTORNI
In questi ultimi mesi, mi trovo spesso - troppo spesso - a convocare o partecipare a “tavoli di crisi” aziendali.
Sindacati, lavoratori, proprietà. Incontri lunghissimi e tesi, aria immobile e volti tirati, la stessa metodica attenzione ad ogni virgola dei documenti che vengono proposti da una delle controparti. Le Istituzioni nel mezzo, a metterci la faccia, a cercare di trovare il punto di incontro per far ripartire un ciclo positivo.
E ogni volta scendo dall'ufficio a stringere le mani dei lavoratori. Bandiere, striscioni, facce preoccupate e persino qualche sorriso, l'idea in fondo che la politica possa ancora fare la differenza. Perché la politica potrebbe fare la differenza, in un Paese dove le diverse fazioni avessero bene in mente quale è il campo dove misurarsi - anche aspramente - e quello dove invece condividere il bene comune.
Ed è proprio questo è il sottile dolore che provo in questi incontri. Perché in un momento in cui tutti dovrebbero pensare a come salvaguardare i posti di lavoro, il Governo sembra pensare solo a come rendere più semplici i licenziamenti per le imprese.
Mettendo inoltre nel ventilatore ogni settimana nuovo fango per gettare discredito sulla amministrazione pubblica, tanto per rendere più difficile questo lavoro di faticosa cucitura di un tessuto sociale che ogni giorno crea un nuovo strappo.
Questa è l'assurda tenaglia che si ripete in questi mesi. Da cui i media ricavano il "mostro" di turno contro il quale scagliarsi.
E' il tarlo che ha accompagnato i miei pensieri in questo week end. Finito a sera tarda un incontro venerdì e ormai a poche ore da un nuovo tavolo di crisi che si terrà a Sasso Marconi stasera.
Ci mettiamo cuore, pensiero strategico, risorse. Ma stiamo remando davvero tutti nella stessa direzione ?
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