Ma quale Padania? Ma quale indipendenza?
La Lega Nord, dopo avere governato per otto degli ultimi dieci anni, ha lasciato vuote le casse di Province e Comuni, tutti - quelli guidati da Sindaci e Presidenti leghisti inclusi, ovviamente.
Ora, dopo tante poltrone romane comodamente occupate, dopo un decennio da federalisti nel weekend e centralisti nei giorni feriali, si riscopre l'indipendentismo.
Qualche giorno fa l'ex ministro leghista Pagliarini ha detto all'Espresso (potete leggere qui intervista completa, http://espresso.repubblica.it/dettaglio/cara-lega-stai-morendo/2166674): "Riaprono il Parlamento padano per cercare di riprendersi la base, ma gli elettori non sono mica scemi. E sanno benissimo che in questi anni il Carroccio non ha ottenuto niente, se non poltrone per i suoi dirigenti".
In realtà, oggi - in un momento in cui l'Europa sta disperatamente cercando condizioni di unità per uscire da una delicatissima situazione economica - le posizioni leghiste sono innanzitutto contro l'interesse dell'Italia. Tutta l'Italia, dalle Regioni bagnate dal Po a quelle del centro e del sud.
Altroché indipendenza. Basta chiedere ai piccoli e grandi imprenditori dell'Emilia-Romagna di cosa hanno bisogno oggi: credito, innanzitutto, politiche di incentivi per la crescita, possibilmente orientate a ricerca ed economia verde, sviluppo, opportunità per essere più competitivi. Non certo l'indipendenza di un territorio dai confini nebulosi. I risultati dei dieci anni al Governo? Qualche ufficio a Monza denominato "Ministero" senza titolo e rimasto sempre chiuso.
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