In altri termini dobbiamo investire oggi per risparmiare domani.
Ridurre il tema ai contributi alle fonti rinnovabili è un errore di fatto e un errore strategico.
Occorre nuovo approccio culturale prima obiettivi chiari e con trasparenza dei conti dalla bolletta agli incentivi reali, poi con le risorse disponibili stimolare il mercato e spostare i sostegni sulle rinnovabili riducendo quelle per i fossili oltre a ridefinire percorsi con tempi certi.
Tra il 2009 ed oggi la quota di contributi alle rinnovabili sulla bolletta è aumentata, ma il prezzo unico nazionale dell’elettricità è sceso da 0,087 euro al KWh a 0,072 nel 2011, perché le nuove fonti hanno consentito di tagliare il picco di acquisto del mattino. In più, quando si fanno i conti, bisognerebbe anche calcolare le entrate fiscali dello stato che provengono dalle nuove industrie del settore, il cui fatturato è di decine di miliardi.
La nascita e lo sviluppo di una nuova industria dell’energia, che non sia soltanto ENI, ENEL, SNAM, è un interesse nazionale. Non possiamo perdere anche questo treno e lasciare campo libero solo ai cinesi o a i tedeschi o a pochi altri.
Ciò premesso, verifichiamo pure il funzionamento del conto energia, per evitare bolle speculative e danni al territorio. Noi in Emilia-Romagna la sfida l’abbiamo già raccolta, abbiamo un piano energetico, assegnamo contributi ed abbiamo regole per la corretta collocazione degli impianti.
La proposta del quinto conto energia avanzata dal Governo presenta da questi punti di vista più ombre che luci, perché si è proceduto all’inverso, senza avere prima discusso una strategia d'attacco.
L’ideale sarebbe che il Governo soprassedesse per il tempo necessario ad una chiarificazione generale, ma se proprio si ritiene di dover intervenire, allora il decreto deve essere almeno corretto seriamente, profondamente, a partire dal registro da evitare. Inoltre, è importante che l'esecutivi emani anche al più presto il decreto sulle rinnovabili termiche.
Il Governo deve fare un accordo con le Regioni: senza accordo, si rischia di penalizzare un comparto economico che cresce grazie anche alla ricerca ed a nuove tecnologie.
Nel merito:
1) La fusione registro e soglia fa saltare tutto.
Il registro per gli impianti non può essere una ghigliottina. Chi investe fa tutti gli interventi poi "gioca alla tombola": se entra nel registro va, se no ha speso invano e non riceve contributi.
La soglia per l’iscrizione deve essere alzata da 12KW (limite pazzesco: meno di un condominio) a non meno di 100KW. Più che sul registro bisogna puntare sulla riduzione programmata degli incentivi. Così i produttori avrebbero un quadro certo per calcolare il ritorno degli investimenti e potrebbero proporre un certo range di costo dell’energia ai soggetti sui cui edifici (case, capannoni, …) devono eseguire gli interventi. E’ un sistema che funziona bene nel contesto tedesco, accompagnando l’industria e garantendo anche costi contenuti all’utenza finale: del resto, in Italia siamo ormai vicini al “grid parity”, il punto in cui non saranno più necessari incentivi.
2) Seconda richiesta della Regione, è l’esenzione dal registro per gli impianti definitivi “innovativi”: una previsione che consente di valorizzare il “Made in Italy” visto che proprio gli impianti del nostro paese offrono le soluzioni più di qualità e d’avanguardia.
3) Terza richiesta: se il governo testardamente vuole il registro bisogna ottenere l’esenzione dallo stesso per gli impianti pubblici, attualmente non prevista: a seguito delle proteste delle Regioni, il Governo ha aperto alla possibilità di esenzione ma solo fino ai 30 Kw, ma non é sufficiente.
4) Quarta richiesta: garantire gli incentivi e la priorità alla sostituzione dell’amianto con impianti solari fotovoltaici e termici.
5) Quinta richiesta: prevedere incentivi per impianti a terra nelle aree industriali. Il Decreto li esclude, con la conseguenza che aree industriali oggi inutilizzate, magari per la crisi, non potrebbero venire impiegate nemmeno per la produzione di energia pulita, in modesta quantità e casomai per autoconsumo.
L’entrata in vigore del Decreto, deve essere posticipata l'ipotesi è almeno di posticipare limite minimo ottobre 2012, dando così certezze almeno agli investimenti avviati e in corso.
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