venerdì 23 novembre 2012

Rimettere in moto l'economia.

Prendere parte all'interessante tavola rotonda "La cooperazione dei servizi oggi e domani", organizzata da Agci, Confcooperative e Legacoop e coordinata da Giorgio Costa, giornalista del Sole 24 Ore che a lungo ha diretto l'inserto "Centro-Nord" del quotidiano di Confidustria, è stata l'occasione per un confronto a 360 gradi sui temi dell'economia, e mi ha consentito di chiarire alcune questioni oggi fondamentali. Stiamo vivendo momenti cruciali per la ricostruzione dei terremoti colpiti dal sisma. Dopo la fase emergenziale, è il momento della ricostruzione, e come ho detto poco fa "prima facciamo girare gli euro", prima rimettiamo in moto l'economia e ripartiamo con il Pil, che in Emilia-Romagna, per colpa del terremoto, sarà pari o persino un filo inferiore a quello nazionale (si parla di un -2,5% a fronte di un -2,4% nazionale). Da gennaio saranno a disposizione i 6 miliardi di euro. Una cifra che consentire di rimettere in moto l'edilizia, e più in generale l'economia, in un territorio che, vorrei fosse chiaro anche a Roma, garantisce da solo l'1,8% del Pil nazionale. Il pacchetto normativo è ormai definito, bisogna cominciare a presentare le domande. 
Aggiungo che negli ultimi anni, e parlo almeno degli ultimi venti, è mancata una strategia politica. Il Governo Monti ha restituito dignità al nostro paese. Oggi i nostri imprenditori non si vergognano più ad andare in giro all'estero, da italiani. Non è poco, e va riconosciuto. E' mancata però l'attesa iniezione di vitamine. Manca la strategia industriale. Per l'Emilia-Romagna è chiara: è quella delineata nel Piano triennale delle Attività produttive e della Ricerca industriale, con le sei piattaforme: Costruzioni, IT & Design, Energia Ambiente, Agroalimentare, Scienze della Vita, Meccanica Materiali. Questo è il nostro asse. Da qui abbiamo assunto il cambiamento, che dovrà - qui e a livello nazionale - diventare completamente operativo. Per questo, il prossimo Presidente del Consiglio dovrà isolare chi non crede nel futuro (e vorrei dire chi "non ama" il futuro) e lavorare con un'alleanza all'insegna di un programma definito, del buon senso e della responsabilità. 

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