Per me la politica, come la vita,
è una sfida continua.
E quella che attende ora il
nostro paese è una sfida profondissima: chi governerà l’Italia dal 2013 al 2018
deve prepararsi non soltanto al rilancio economico ed occupazionale, ma anche a
quello morale, civile, etico; e dovrà farlo con un’alleanza basata su un
programma chiaro e condiviso, all’insegna della responsabilità politica e
istituzionale.
Per questo, credo che Pierluigi
Bersani colga nel segno quando dice che se andrà al Governo le prime
“lenzuolate” saranno su lavoro e moralità.
C’è un paese in ginocchio che
deve essere rialzato, ma è un paese con possibilità straordinarie, talenti,
spirito imprenditoriale, cultura, un vivace mondo della ricerca che deve ricevere
le giuste attenzioni e risorse, lavoratori con competenze ed eccellenze.
La proposta politica di Bersani
ha una concreta credibilità in Italia ed in Europa, e le sue ricette sono le
uniche che possono consentire a questo paese di invertire la rotta rispetto al
disastro degli ultimi venti anni, con nuove soluzioni, innovative, che diano un
nuovo impulso all’Italia e consentano di affrontare e superare le odierne
difficoltà, a partire dalla ricostruzione dei territori e delle imprese colpite
dal sisma, che sarà il primo banco di prova per il prossimo esecutivo.
Quando abbiamo scelto di
partecipare alla costruzione del Partito Democratico, l’abbiamo fatto perché il
Novecento andava superato, ed era il momento di fare un passo in avanti, costruire
pensieri nuovi ed impersonare il cambiamento. Sapevamo che il cammino da
percorrere non era breve, né in discesa, ma oggi il PD è più forte, più
consapevole, ed ha più credibilità agli occhi degli elettori. Il candidato che per me ha le
capacità, le idee e le competenze per guidare questo cambiamento è Bersani: un
uomo che in tutte le sue esperienze politiche ed amministrative ha valorizzato
i giovani ed ha saputo interpretare i valori del centrosinistra italiano e
della nostra terra, l’Emilia-Romagna, alla luce della modernità e dei nuovi
bisogni, e che riesce ad essere leader di una squadra forte, lontano anni luce
da quello yuppismo che sembra tornare di moda, proprio oggi che dobbiamo
metterci alle spalle venti anni di “uomo solo al comando”.
Gian Carlo Muzzarelli
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