
Ancora una volta nel mirino i giornalisti, ancora una volta nel mirino chi non ha paura di fare nomi e cognomi ed accendere i riflettori sulle mafie. Le intercettazioni uscite ieri, in cui il capo di una banda legata all'ndrangheta e un faccendiere parlano della Gazzetta di Modena e di un giornalista, Giovanni Tizian, a cui sparare in bocca "se non la smette", dimostrano una volta di più che fa paura l'informazione libera, che fa paura chi ha il coraggio di parlare delle mafie. Le organizzazioni criminali vorrebbero il silenzio sui loro traffici illeciti: meno se ne parla, meno si fa, e meglio è per loro. Noi non staremo mai zitti. Siamo al fianco di Tizian e dei tanti e delle tante che quotidianamente, su piccoli e grandi mezzi d'informazione, si occupano di questi temi, e come istituzione regionale continueremo - con strumenti normativi, con iniziative divulgative, convegni, momenti di approfondimento - a lottare per combattere l'infiltrazione della criminalità organizzata nel nostro territorio. La normativa anti-mafia della ricostruzione post-terremoto è uno degli esempi: non c'è né ci può essere spazio per attività lucrative da parte di chi non si comporta secondo le regole. Non vogliamo zone grigie in Emilia-Romagna.
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